Come suggerisce il fantasmagorico titolo, trattasi qui delle analogie tra essere copywriter freelance e runner amatoriale.
Nell’ormai celebre L’arte di correre di Haruki Murakami, forse il libro più appassionante sul running – sul mio podio personale metto anche Born to run di Christopher McDougall e Correre o morire di Kilian Jornet – il grande romanziere giapponese traccia molti parallelismi tra la corsa e la scrittura. In particolare, Murakami si concentra su quelli tra essere maratoneta e narratore, mentre in questo post io cercherò di fare lo stesso tra running e copywriting.
Costanza
Certe mattine le gambe sono di marmo, i piedi di granito, hai il raffreddore, il mal di testa, il mal di gola, fuori piove, fa freddo, fa caldo, tira vento, preferiresti stare a letto tutto il giorno. Che si fa in questi casi? Ci si alza lo stesso, si allacciano le scarpe e si esce. Soltanto con la febbre, la tosse o malanni più seri è sconsigliato correre. Per il resto il trucco è spegnere i lamenti del cervello finché non si è in marcia da una decina di minuti; da lì in poi, il corpo riconosce e si adegua alla propria routine.
Nel lavoro da creativo pubblicitario è lo stesso: per un copywriter, freelance o meno, non esiste “l’attesa dell’ispirazione”, soltanto l’implacabilità delle consegne. Quindi ci si siede alla scrivania, si buttano giù le idee e si scrivono i testi da realizzare, senza scuse e indugi.
Tecnica
Se non la padroneggi, sia nella corsa che nella scrittura, i guai sono assicurati. Nel running la postura corretta prevede busto eretto leggermente piegato in avanti, sguardo dritto, appoggio mediale del piede, spalle rilassate e braccia che oscillano a ritmo senza mulinare (più o meno chiuse, questo dipende dallo stile personale). Se ad esempio invece atterri sui talloni, come fanno molti principianti, un’infiammazione al tendine di Achille è quasi certa.
Così come, per un copywriter freelance, è garantito che non farai molta strada se i tuoi testi, prima ancora di essere brillanti e d’impatto, non rispettano gli standard tecnici dei brand di riferimento, dei settori merceologici, dei materiali da produrre e dei media di destinazione.
Miglioramento
Per un runner amatoriale l’obiettivo non è rivaleggiare con i professionisti, anche perché senza la loro predisposizione, i loro regimi di allenamento e i loro team di supporto, è impossibile soltanto sognare le andature e i tempi di un Mohamed Farah o di un Eliud Kipchoge. È essenziale, però, rivaleggiare con se stessi, dato che il corpo si abitua con facilità ad allenamenti sempre uguali e, per mantenerlo forte e scattante, bisogna quindi aggiungere stimoli e sfide sempre nuovi.
Allo stesso modo, come modesto copywriter freelance, sono consapevole che è quasi impossibile raggiungere i successi professionali dei grandi maestri della pubblicità, ma cerco lo stesso di affinare ogni giorno le mie competenze, per non adagiarmi mai sulle “mestierate” e aumentare invece nel tempo la qualità dei miei testi.
Preparazione
Infine, la cosa più banale. Alla mia primissima uscita, circa sette anni fa, a malapena riuscii a correre per qualche minuto, prima di ritrovarmi piegato in due dal fiatone. Solo con un impegno costante e progressivo, curando molto di più l’alimentazione, perdendo vari chili (più di venti) fino al mio peso forma, non saltando mai le uscite, scegliendo le scarpe e l’abbigliamento adatti, affrontando i piccoli e inevitabili infortuni del principiante senza perdersi d’animo, imparando a fare gli esercizi di potenziamento e stretching, sono arrivato in breve tempo a correre per un’ora di fila – il tradizionale primo traguardo del runner amatoriale – e poi a uscite sempre più lunghe, frequenti e veloci.
Lo stesso come creativo pubblicitario: dopo aver conseguito una laurea magistrale in Teorie e tecniche della comunicazione mediale e un master in Art direction e Copywriting, ho fatto una lunga gavetta in grandi agenzie, cercando di apprendere quanto più possibile dai colleghi più senior, cimentandomi in tutti i progetti che riuscivo a farmi assegnare e imparando da tutti i tutti i passi falsi e le proposte rifiutate. In seguito, quando ho deciso di mettermi in proprio come copywriter freelance, ho ricominciato da capo approcciando con umiltà tutto il lato organizzativo ed economico della professione, sconosciuto al creativo dipendente, anche qui commettendo più di uno sbaglio ma riuscendo, negli anni, a gestire sempre meglio questa nuova dimensione professionale in ogni suo aspetto.
Conscio che, domani, ci sono sempre nuovi chilometri da correre e nuovi testi da consegnare.
*questa terza qualifica è più che giustificata dal fatto che ho giocato a tutti i Mass Effect.