Miti e realtà di essere (copywriter) freelance. (The Copylight Zone #97)

– “Lavoro quando voglio”: la maggior parte dei clienti si aspetta che tu sia reperibile nei loro orari di ufficio, 9-18 lun-ven. In teoria potresti anche lavorare di notte e dormire di giorno, ma è una buona idea rispondere in serata alle mail che i clienti ti mandano alle 9 del mattino? Non tanto.

– “Lavoro dove voglio”: questo è un aspetto individuale, ma a livello generale il lavoro richiede concentrazione. Se viaggi dovrai concentrarti anche sui problemi del viaggio, oltre che su quelli del lavoro. A me sembra più funzionale avere una postazione di lavoro fissa, con una connessione internet veloce e stabile, in un ambiente silenzioso per le ormai frequentissime call e telefonate.

– “Lavoro come decido io”: in teoria sì, un freelance dovrebbe avere più autonomia operativa rispetto a un dipendente. Ma nella realtà è quasi sempre l’opposto, perché un dipendente è protetto dal suo contratto di assunzione, mentre un freelance ha collaborazioni più fragili. Perciò, se vuoi essere pagato e magari ottenere un altro lavoro dallo stesso cliente, devi rigare dritto e seguire le istruzioni. Per un copywriter, ad esempio, è molto più semplice difendere la creatività in agenzia che fuori (motivo numero uno che spesso mi fa desiderare tornarci).

– “Lavoro guadagnando di più”: questo è un aspetto molto variabile ma, tolti gli estremi di chi fa la fame e di chi diventa ricco, in media un freelance guadagna come un dipendente di pari esperienza e qualifica (se non fosse così, nessuno avrebbe interesse a fare il dipendente). La differenza, a parte i benefit e le tutele che ha solo il dipendente, è che gli introiti di quest’ultimo sono stabili, quelli del freelance – in positivo ma anche in negativo – no. Così, ad esempio, è molto più facile trovare un appartamento in affitto per un dipendente con uno stipendio modesto, che per un freelance che guadagna 3 o 4 volte tanto.

– “Lavoro andando in vacanza quando voglio”: certo. Ma poi magari il secondo giorno di vacanza ti chiamano per offrirti il progetto più stimolante e/o meglio retribuito di tutto l’anno. Se chiedi un rinvio, lo perdi. E così la vacanza finisce.

– “Lavoro con chi decido io”: questa è l’unica cosa totalmente vera. Da dipendente devi ingoiare il rospo di lavorare ogni giorno anche con le persone che non ti piacciono, perché l’unica via di uscita sarebbe licenziarsi. Da freelance no: i clienti possono staccarsi con facilità da te, ma anche tu da loro. Credo che questo sia il punto a favore numero uno di essere freelance anziché dipendente, perché la qualità della vita lavorativa dipende in gran parte dalle persone con cui lo fai. Se il rapporto con le persone non funziona, l’azienda può darti tutte le carezze di work-life balance, inclusività, sostegno e altro, ma la tua vita lavorativa resterà comunque pessima. Da freelance è molto facile aggiustarla quando si guasta, da dipendente per nulla.

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